Archivio 6 Marzo 2011

TUTT* LIBER*!

La lettura delle motivazioni di condanna inerenti ai “fatti di Pistoia” dell’ottobre 2009, non può far altro che confermare la palese matrice politica e repressiva insita nell’operato di forze dell’ordine e magistratura.

L’inconsistenza delle tesi d’accusa, abbinata alla scarsa e quasi ridicola indifendibilità delle prove addotte, tra testimoni chiave d’accusa simpatizzanti e frequentatori di Casa Puond, riconoscimenti sbagliati, evidenze ignorate (persino testimoni d’accusa legittimati a mentire poiché “permalosi”…) e clamorose farse processuali, lascia enormi dubbi sull’effettiva colpevolezza dei 5 compagni condannati dalla corte Pistoiese (a fronte di una singola assoluzione) e chiarisce, se possibile, ancor più la barcollante messinscena maldestramente orchestrata dai cosiddetti “tutori dell’ordine”.
I dubbi erano emersi copiosamente già all’epoca dei fatti, con Digos e Polizia da subito convinti della responsabilità (in merito all’aggressione alla sede fascista di Casa Pound Pistoia) di un gruppo di compagni tranquillamente impegnati, ad alcune centinaia di metri, in una partecipata assemblea sul tema della costituzionalità delle ronde.
Da li i primi arresti, le prime identificazioni. Quello che è poi seguito, è stato un mero tentativo di allargare e legittimare un quadro distorto e fallace dei fatti, un quadro che ha portato, nei mesi, ad altri arresti, perquisizioni, a quasi un anno di arresti domiciliari e misure cautelari per quei compagni “pescati a caso” mentre svolgevano la propria assemblea.
Il processo, durato più di un anno, si è poi semplicemente limitato ad ignorare ogni dubbio, o prova evidente, capace di far crollare le tesi di accusa.  Ha semplicemente, non senza difficoltà, confermato il disegno d’insieme inventato dalla Digos Pistoiese.
Del resto, la semplice dimensione dei provvedimenti iniziali non lasciava dubbi sulla realtà delle cose. Un totale di 7 arresti, mesi di carcere, arresti domiciliari e misure cautelari, la vergognosa richiesta di condanna del PM (9 anni di galera per “Devastazione e Saccheggio”, reato contestato in rari casi quali il Vajont, o situazioni di ordine pubblico con interi quartieri distrutti, miliardi di danni e pesanti incidenti con le forze di polizia) ed infine la sentenza di primo grado, con 5 condanne a 2 anni di reclusione e circa 10.000 euro di risarcimenti. Tutto questo per danni da poche centinaia di euro, senza feriti ne “devastazioni o saccheggi”.
Le motivazioni della sentenza appaiono dunque quali epilogo di una storia già pregna, sin dal principio, di dubbi e perplessità.
Ovvio l’interesse (da parte di quegli stessi poteri sempre pronti a foraggiare spazzatura come Casa Pound e camerati vari) politico nel reprimere, come in decine d’altri casi, il sorgere e proliferare di assemblee e gruppi spontanei, autonomi ed autorganizzati.
Ovvio l’interesse politico di proseguire sulla strada del terrore, fra la violenza della repressione e la distruzione dei legami sociali, tra le manganellate e la criminalizzazione del diverso o dell’immigrato, in un contesto nazionale segnato dalla crisi del lavoro, della casa e dell’istruzione.
In questo quadro si comprende come, ignorando ogni logica di bene sociale, la forze repressive s’incentrino nello schiacciare ogni forma di lotta, di alternativa reale, ogni forma di organizzazione del dissenso.
Come CSA Godzilla esprimiamo quindi la nostra piena solidarietà ai compagni e le compagne colpiti dalla repressione, unitamente alla richiesta della loro piena assoluzione.
LIBERTA’ PER TUTTI I COMPAGNI E LE COMPAGNE! LIBERTA’ PER I CONDANNATI DI PISTOIA!

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